Testimonianza di Giovanni, volontario da 5 anni

ACLI. Non avevo idea di cosa volesse dire questa sigla né tantomeno di cosa si occupassero. Mi avevano solo detto “fanno cose di vario genere, magari hanno bisogno di una mano”. Un ottimo inizio, non sapevo nemmeno dove mi stessero mandando! Così anche un po’ controvoglia, devo ammetterlo, ho superato la porta dell’ufficio progetti. Mi hanno accolto due ragazze, Martina e Francesca, che mi hanno spiegato molto velocemente alcuni delle attività che le Acli stavano portando avanti. In particolare Francesca aveva appena iniziato il servizio civile e cercava volontari per un progetto di doposcuola (Nessuno Escluso).

Il Volontario

È stato un po’ complicato cominciare. Persone nuove, ambiente nuovo, ragazzini e ragazzine che facevano mille domande ma soprattutto affrontare il mio carattere chiuso e diffidente. Dovevo abituarmi a “insegnare”, decidere i diversi approcci da avere nei confronti dei ragazzi, imparare i nomi, cercare di
convincerli a cominciare i compiti o a dedicare più tempo allo studio orale per preparare bene le interrogazioni. Questa era la sfida che mi aspettava. Dopo un paio di settimane mi hanno informato della possibilità di partecipare a un progetto che si proponeva di favorire l’integrazione tra italiani e stranieri attraverso lo sport: ho fatto così conoscenza con l’Unione Sportiva ACLI, in altre parole l’ente di promozione sportiva delle Acli. A poco a poco ho iniziato ad entrare nei meccanismi del lavoro d’ufficio e dell’organizzazione di gare ed eventi sportivi. Intanto anche al doposcuola è stato più semplice. Ho cercato di inserire momenti di dialogo su argomenti non riguardanti i compiti, per esempio sport, interessi, modi di passare la domenica, in maniera da alleggerire il peso dei compiti e aiutare chi non parlava bene italiano a migliorare. Tra difficoltà e inconvenienti dovuti soprattutto alla mia scarsa esperienza, sono riuscito a togliermi qualche piccola soddisfazione e a raggiungere dei risultati che non avrei mai immaginato di poter raggiungere e vedendo i ragazzini migliorare nei compiti e nei voti anche grazie al mio aiuto. Ma non è stato solo merito mio. Ho trovato un ambiente fresco e dinamico all’interno dell’Ufficio Progetti e delle Acli, in cui le persone erano e sono sempre pronte a collaborare e aiutarsi anche in ambiti o attività che non li interessano direttamente, a consigliarti e supportarti. Ho stretto dei bei rapporti, sono cresciuto e maturato molto, o almeno così mi hanno detto, e a fine progetto quando mi hanno chiesto di rimanere per un altro anno non ho saputo dire di no. Ormai sono cinque anni. Non riesco proprio a capire quei ragazzi e ragazze che quando gli si chiede anzi gli si offre l’opportunità di fare del volontariato si tirano indietro dicendo “ma non mi pagano” e rimangono sul divano davanti alla televisione. Il volontariato non paga in monete e banconote ma in valori, esperienze e perché no anche emozioni. E intanto che in questi tempi difficili il lavoro non sempre arriva, perché non concedersi un piacevole intermezzo?

Il Presidente di Circolo

Ad ottobre 2015 è nato il Circolo Acli-USAcli di Verona, il mio circolo, di cui sono presidente e che mi ha portato a diventare consigliere provinciale. In verità è stato costituito esclusivamente per separare i presidenti delle società affiliare all’US Acli dalle persone tesserate che usufruiscono dei servizi che le ACLI offrono ai cittadini. In seguito appoggiandosi e collaborando con il progetto Nessuno Escluso, il Circolo ha sviluppato un laboratorio sportivo, per “togliere dalla strada” i ragazzi/e facendogli fare sport in modo corretto, aggiungendo così alla cultura e formazione “scolastica” quella sportiva. Ed è proprio da questo che intendiamo ripartire l’anno prossimo cercando di coinvolgere sempre più ragazzi e ragazze e di creare qualcosa di nuovo che possa andare in contro ai bisogni del territorio veronese. L’obiettivo è andare avanti e migliorare, anche a piccoli passi. Perché una delle cose che ho imparato è che anche facendo del nostro meglio, spesso otteniamo piccoli risultati e consideriamo quanto fatto un fallimento. Non ci rendiamo conto che quello che consideriamo poco per altri vuol dire tanto. Spesso la tempesta distrugge tutto il seminato e quello che rimane è solo un minuscolo insignificante seme e lasciamo che il vento si porti via anche quello. Ma è dal più piccolo fragile germoglio che nasce l’infinito.